Dott.ssa Alessandra Santangelo

psicologo e psicoterapeuta

Salta al contenuto
  • Home
  • Chi sono
  • Aree d’intervento
  • Eventi e corsi
  • Contatti
Cerca

Cibo, corpo e autostima

9 ottobre 201723 ottobre 2017 / alessandrasantangelo

Quando viviamo in armonia con il nostro corpo e con noi stessi introduciamo un quantitativo di cibo costante in funzione dei nostri limiti, della pienezza e benessere che avvertiamo. Siamo in grado, ad esempio, di fermarci quando avvertiamo segnali che indicano un sovrappiù che causerebbe disagio. Il desiderio di mangiare non nasce solo da un bisogno fisiologico, ma dall’attivazione dei nostri sensi: il profumo attira l’olfatto e la bellezza di un piatto attira la vista, così che ci gustiamo un piatto ancora prima che sia arrivato il momento dell’assaggio. Tutto questo è collegato al rapporto che ognuno di noi ha con il piacere.

specchio

Questa armonia può essere alterata in periodi particolari della nostra vita in cui conflitti e delusioni si ripercuotono sul nostro modo di nutrirci. In adolescenza, periodo delicato di crescita e di passaggio, alcuni vissuti come il desiderio di essere accettati nel gruppo dei pari e/o le esperienze/delusioni sentimentali possono contribuire a creare delle difficoltà nel rapporto con il cibo. In seguito, in età adulta tensioni famigliari, preoccupazioni lavorative, fallimenti, lutti e separazioni possono avere un effetto negativo sul nostro appetito togliendoci la fame. Nell’inappetenza il soggetto è talmente assorto nelle sue preoccupazioni che il corpo vive con lui la sua angoscia, attraverso mal di stomaco o nausea che segnalano la difficoltà a digerire-elaborare certe situazioni.

Un’altra reazione allo stress può essere quella di introdurre più cibo del necessario. In questo caso il cibo viene usato in modo compensatorio. Può essere definito come confort food, cioè quel cibo a cui ricorriamo per soddisfare un bisogno emotivo. Certi cibi, come i dolci e i carboidrati, danno consolazione e ci fanno sentire meglio.

bilanciaCi sono delle situazioni in cui la sofferenza psicologica viene scaricata sul corpo e nel rapporto con il cibo. Oggi i disturbi della condotta alimentare più conosciuti e diffusi sono anoressia e bulimia, ma accanto a questi ci sono situazioni molto sfumate che ne presentano delle caratteristiche. L’anoressia si manifesta con un rifiuto a nutrirsi che porta ad un deperimento dell’organismo, mentre la bulimia è segnata da episodi di voracità incontrollata in cui il soggetto introduce un’elevata quantità di cibo in un tempo molto limitato. Anoressia e bulimia possono essere viste come due facce della stessa medaglia, in quanto sono alterazioni nel rapporto con il cibo a due estremi: in un caso viene rifiutato nell’altro viene introdotto in eccesso, ma in entrambi i disturbi diviene un’ossessione. Spesso la ragazza vive tutta la giornata a pensare come non mangiare o quando potersi abbuffare o a nascondere i segni delle abbuffate.

Le persone che rifiutano il cibo per la paura d’ingrassare, può capitare, che abbiano dei momenti in cui vanno in contro ad abbuffate, come reazione alle privazioni, così, i periodi di digiuno si alternano a momenti di frenesia alimentare. Spesso ne consegue un tentativo di eliminare le calorie in eccesso (che farebbero ingrassare) attraverso il vomito, l’attività fisica o l’uso di lassativi e diuretici.

Questi disordini della condotta alimentare da un punto di vista psicologico possono essere visti come una ferita o una rottura del soggetto in più direzioni: con se stesso e la propria autostima, con il mondo che lo circonda, in generale, e con le persone più vicine (famigliari, amici, partner), in particolare.

Nelle persone con disordini alimentari i rapporti con gli altri sono difficili e conflittuali, segnati da una paura intensa dell’intrusione, perché c’è una difficoltà a mettere il giusto confine. Per questi soggetti è difficile parlare di sé ed esprimere le proprie emozioni, dire di no è impossibile e prendere decisioni un’agonia, perché non è possibile pensare a sé come individui separati e ci si sente costretti a tenere conto dei bisogni di tutti. Questo per il profondo desiderio di essere accettati e per la paura di essere giudicati negativamente.

Il problema con se stessi è collegato ad una bassa autostima. Quest’ultima può essere definita come la considerazione che una persona ha di sé. Si forma attraverso le esperienze vissute e non ultime anche le vicissitudini famigliari. William James ritiene che l’autostima deriva dal rapporto tra sé percepito derivante dall’idea che un individuo ha di sè e sé ideale che rappresenta un modello da raggiungere, ciò che si vorrebbe essere. Le persone con disturbo della condotta alimentare possono arrivare a pensare che il loro unico valore dipenda dall’aspetto esteriore e dalla bellezza del loro corpo, fino a ridurre tutto ai Kg. Avevo una paziente che si sentiva fallita se per caso la bilancia segnava 50 grammi di più rispetto al suo peso ideale, raggiunto il quale si illudeva che si sarebbe sentita meglio. Peccato che non era così e che ogni kg perso, anche se dava un’euforia momentanea poi la riportava ad essere triste e a vedersi sbagliata. Spesso queste ragazze di sentono disperate, inadeguate, indesiderabili, hanno un dolore insopportabile, che non esprimono e concentrandosi sul cibo pensano che tutto si possa risolvere. E’ una soluzione illusoria, ma diventa un circolo vizioso da cui poi è difficile uscire. Nasce così una dipendenza dal cibo e qui sostiene Pierrette Levanchy la promessa che si fanno le persone bulimiche “smetterò domani” coincide con quella che si fanno le persone che abusano di sostanze come alcol e droga.

Fisicità e psiche costituiscono una unità inscindibile. Il corpo rappresenta, infatti, il sostegno della propria identità ed un tramite nella relazione con gli altri, per cui la natura dell’estetica corporea in dosi adeguate esprime sia una buona accettazione di sé (buona autostima), sia una cura attenta alla relazione con l’altro. A livello psicologico il mangiare compulsivo o il rifiuto possono essere visti come una forma di rifiuto di se stessi e del mondo. Ci sono una serie di cose che la persona non riesce a dire e che riguardano le sue emozioni, i suoi desideri, le sue fragilità.

Intraprendendo un percorso di psicoterapia individuale la persona può trovare un luogo sicuro, dove parlare della storia personale, degli eventi famigliari, delle proprie paure, delle insicurezze e dei problemi di autostima. Per queste persone è fondamentale la creazione di spazi propri, sganciati dalla famiglia d’origine per sperimentare l’autonomia desiderata e contemporaneamente temuta. Un lavoro terapeutico deve aiutare a ritrovare fiducia in se stessi e a ricostruire la propria autostima, aiutando a mettere in luce di punti di forza e le risorse che la persona non è più in grado di vedere. Anche la relazione con lo psicoterapeuta diventa quel rapporto in cui non sentirsi giudicate né invasi dall’altro, dove trovare una giusta distanza e dove poter esistere con le proprie emozioni.

Sono, inoltre, efficaci la psicoterapia famigliare e quella di gruppo. Per quanto riguarda la terapia famigliare si può dire che è indicata specialmente nel caso di adolescenti e pazienti minorenni sui 15-16 anni che presentano relazioni alterate con i genitori, che si ripercuotono negativamente sulle capacità di autonomia. La terapia famigliare nasce dagli studi della psicoterapeuta Hilde Bruch la quale aveva notato che superficialmente la relazione con i genitori sembrava buona, in realtà ad un esame approfondito risultava troppo stretta, coinvolgente e senza la necessaria separazione.

Dott.ssa Alessandra Santangelo (psicologa e psicoterapeuta)

Bibliografia:

Andreoli V., Cassano G., Rossi R., 2000, Mini DSM-IV-TR, Masson, Milano.

De Clercq F., 2004, Donne invisibili, Bompiani, Milano.

 Galimberti U., 1994, Dizionario di psicologia, UTET, Torino.

Lavanchy P., 1994, Il corpo in fame, Rizzoli, Milano.

Palazzoni Selvini M., 1995, L’anoressia nervosa, Feltrinelli, Milano.

Trombini G., Baldoni F., 1999, Psicosomatica, Il Mulino, Bologna.

 

 

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Correlati

Senza categoria
abbuffate, accettazione di sè, aiuto, alessandra, angoscia, anoressia, ascolto, autonomia, autostima, bassa autostima, benessere, bulimia, cibo, condotta alimentare, conflitti, confort food, consolazione, corpo, creatività, delusioni, desideri, dialogo, digiuno, dipensenza, disagio psicologico, disordini alimentari, disturbi, diuretici, donna, fallimenti, fragilità, giudizio, identità, inappetenza, lassativi, lutti, nausea, ossessione, peso, psicologa, psicologia, psicologico, psicologo, psicopatologia, psicoterapeuta, psicoterapia, santangelo, sè, sè ideale, sofferenza psicologica, stress, terapia, vomito, voracità

Navigazione articolo

← Perché intraprendere una psicoterapia?
Ansia e fobie, distinguiamo i sintomi →
ottobre: 2017
L M M G V S D
 1
2345678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
3031  
« Set   Feb »

Dott.ssa Alessandra Santangelo

Viale Antonio Gramsci 135
20099 Sesto San Giovanni
377 3168398
dal lunedì al venerdì
dalle 8.00 alle 20.00

Articoli recenti

  • Iniziativa dedicata alla donna 30 marzo 2019
  • Io e gli altri: la relazione con se stessi e il mondo 10 marzo 2019
  • Per vedere meglio fuori, occorre guardarsi dentro 28 ottobre 2018
  • Vacanze e dolce far niente 27 luglio 2018
  • Lacrime, una pioggia di emozioni 15 luglio 2018
  • Il futuro 4 luglio 2018
  • L’energia delle donne 19 giugno 2018
  • La crisi della coppia e dell’amore 29 maggio 2018
  • Cibo e femminile 12 aprile 2018
  • La donna in contatto con Afrodite: seduzione e bellezza 15 marzo 2018
  • Da dove nasce l’amore? 17 febbraio 2018
  • Una donna, mille volti 28 ottobre 2017
  • Cosa sono gli attacchi di panico? 23 ottobre 2017
  • Ansia e fobie, distinguiamo i sintomi 15 ottobre 2017
  • Cibo, corpo e autostima 9 ottobre 2017
  • Perché intraprendere una psicoterapia? 1 ottobre 2017
  • Ansia “amica” o “nemica”? Quando l’ansia può diventare un problema? 25 settembre 2017
  • Ansia “amica” o “nemica”? Quali sono gli aspetti positivi dell’ansia? 20 settembre 2017
  • Viaggio attraverso i tre trimestri della gravidanza: il terzo trimestre 14 settembre 2017
  • Viaggio attraverso i tre trimestri della gravidanza: il secondo trimestre. 10 settembre 2017
  • Viaggio attraverso i tre trimestri della gravidanza: il primo trimestre 4 settembre 2017
  • La gravidanza come processo creativo in analogia con le fasi lunari. Dalla luna crescente al grembo creativo femminile. 26 agosto 2017

Seguici

  • LinkedIn
  • Facebook
Blog su WordPress.com.
Annulla

 
Caricamento commenti...
Commento
    ×
    %d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: