Nel terzo trimestre l’attesa è una realtà evidente, la donna vive la fase del plenilunio: la sensazione di fusione armoniosa tra madre e feto si affievolisce e diventa sempre più chiaro che il bambino è un individuo separato dalla madre e ben presto avrà una vita autonoma.
La pancia inizia ad uscire dal corpo della donna, non è più parte di lei, ma piuttosto è portata da lei. Il processo di differenziazione comincia, in questo trimestre, a prevalere su quello fusionale e si entra nella fase della luna piena.
Soltanto in questo trimestre, che coincide con il termine della gestazione, una serie di segnali come senso di soffocamento, pesantezza, esaurimento delle risorse nutritive riattivano nella donna le cariche aggressive, che vengono convogliate nella fantasie di espulsione. Inoltre ha più tempo per sé stessa e per fantasticare sul proprio bambino, in quanto il lavoro viene sospeso, le modificazioni fisiche rallentano i ritmi di vita e la partecipazione ad un corso di preparazione al parto le permette di prendersi cura di sé.
In questa fase la maggior parte dei pensieri si spostano verso il parto, ormai prossimo, creando ansie e preoccupazioni, che spesso s’intensificano durante la notte, provocando la tipica insonnia di questo periodo. Le paure legate al travaglio e al parto possono avere origini e sfumature tra le più diverse. Il parto viene sentito come una minaccia, il cui pericolo maggiore è legato non tanto al dolore e alla fatica, quanto alla perdita del controllo di sé e della situazione, soprattutto perché nella nostra epoca siamo abituati a programmare e prevedere in anticipo la maggior parte degli eventi: l’imprevedibilità è qualcosa che temiamo profondamente. Quanto durerà? Quando si verificherà? Cosa succederà: sono domande tipiche di questa fase.
Alcune donne vivono positivamente il fatto che il parto sia una delle poche manifestazioni totalmente istintuali rimaste nella specie umana, per cui basta lasciarsi andare alla naturale attività del proprio corpo, mentre per altre, è inconcepibile, mettere da parte la propria razionalità per abbandonarsi alla parte istintuale.
La principale paura è quella di morire di parto o che muoia il bambino. Tali timori, più o meno razionali, derivano da una profonda difficoltà a separarsi dal bambino, divenuto ormai parte di sé. Altre preoccupazioni possono essere legate alla paura della perdita della propria integrità fisica e di eventuali lacerazioni che potrebbero compromettere la sessualità nel futuro.
Verso la fine della gestazione, la separazione e l’incontro con il bambino sono imminenti: la donna desidera che il bambino nasca e si separi da lei, in quanto dentro di lei non vi è più spazio. L’ultimo trimestre non va considerato come un periodo negativo, ma ambivalente in cui le donne alternano momenti di paura a momenti di ottimismo e serenità. Per cui un corso di preparazione al parto sembra il modo migliore per superare ansia, paura e preoccupazione.
Grazie ai corsi la gestante non si sente la sola ad avere certe paure e fantasie, ma può condividerle con altre, parlandone scarica la tensione emotiva e l’ansia, acquisisce informazioni di cui ha bisogno che eliminano il senso d’ignoto che la pervade, familiarizza con la struttura sanitaria nella quale partorirà e con il personale medico ed ostetrico. Attraverso la frequenza ai corsi, inoltre, apprenderà tecniche di rilassamento, per apportare benefici all’esperienza del parto e del travaglio.
Kitzinger sottolinea come la gestante sia più che mai ambivalente, in quanto da una parte si sente stanca di essere incinta e desidera partorire per incontrare il bambino reale, dall’altra vive la gravidanza come una parte della sua vita che ormai conosce e le dà sicurezza, mentre il futuro la intimorisce: quanto sarà diverso il bambino da come l’ha immaginato?
Se negli altri trimestri, la donna si impegna per trovare uno spazio psichico interno per il figlio, in questo trimestre inizia a preparargli uno spazio fisico esterno che lo deve contenere: la cameretta, la carrozzina, la culla, il corredino e la preparazione della borsa per l’ospedale. La madre sta organizzando le cose, fuori e dentro di sé, per fare in modo che il bambino nasca e venga accolto. L’ultima parte del viaggio è la più impegnativa, poiché fonderà due nascite: di sé come madre, del bambino come figlio .
Dott.ssa Alessandra Santangelo (psicologa e psicoterapeuta)